Negli ultimi dieci anni l’attività delle aziende è radicalmente cambiata. La penetrazione di un nuovo approccio digitale nella vita quotidiana ha plasmato un nuovo modo di organizzare la giornata di utenti e cittadini, spostandola ad un livello molto più alto che nel passato.
Basti pensare a come hanno fatto presa I sistemi di messaggistica diretta, agende su cellulare e sistemi di acquisto e vendita che contemplino anche la consegna a casa o il click & collect con ritiro in negozio (o in locker dedicati).
Questa trasformazione infrastrutturale e sociale ha richiesto un nuovo approccio all’organizzazione della tecnologia ICT: stiamo vivendo la cosiddetta digital transformation.
Questo termine, spesso usato solo con valenza strettamente marketing, in realtà indica qualcosa di più profondo di una formula commerciale.
Prima la società era analogica e l’ICT era una possibilità, certo la migliore ma non l’unica, per sviluppare un’attività.
Oggi la società è digitale e con essa i servizi ai cittadini, le organizzazioni e le fabbriche, e l’ICT è non solo imprescindibile, ma anche in continuo movimento verso l’eccellenza.
Chi non si aggiorna si ritroverà rapidamente agli ultimi posti della graduatoria.
Il business è quindi digitale e le opportunità vanno cercate in questo ambito. Fortunatamente le tecnologie odierne offrono numerosi percorsi di eccellenza che girano intorno a una migliore suddivisione tra compiti ripetitivi e vantaggi competitivi.
Queste due forze generano una coppia motrice che avvia un miglioramento continuo della qualità aziendale. Individuare i compiti ripetitivi e renderli automatici è un grande risultato dell’ICT moderna.
Se un’azienda ha una sua storia, certamente ha dei sistemi di business basati su ICT tradizionale, con applicazioni monolitiche, operazioni IT separate dallo sviluppo e difficoltà a integrare competenze finora considerate separate come la sicurezza o l’AI/ML.
In queste condizioni, separare le operazioni ripetitive da quelle creative è molto difficile e porta comunque a risultati lenti, poco integrati e poco rivolti al miglioramento continuo delle competenze.
L’IT Automation libera il potenziale aziendale
Un altro approccio è oggi disponibile per tutte le nuove fasi di sviluppo, basato sull’automazione dell’ICT.
Questo nuovo approccio è l’unica scelta per aziende che nascono oggi, ed è essenziale anche per aziende storiche che devono arrivarci integrando nel tempo il patrimonio preesistente (compreso il personale ICT) con quello di nuovo sviluppo, meglio ancora se con il supporto consulenziale di esperti.
L’IT automation è quindi il primo obiettivo, quello sul quale costruire il risultato finale.
Lo sviluppo del software avviene oggi nel cloud, che ospita anche gran parte del software e dei dati dell’azienda. Operare sul cloud è già un primo livello di automazione delle operazioni, poiché delle funzioni infrastrutturali si occupa il cloud provider.
Aziende molto grandi possono avere in casa una parte del software o dei dati e probabilmente lo gestiranno con un cloud privato, sfruttando un modello complessivo sempre a grande automazione detto cloud ibrido.
Approccio DevOps per migliorare risultati e skills
Entrando più nel dettaglio, il software d’oggi richiede una strutturazione per piccole unità di codice, i microservizi, sviluppabili con una qualsiasi delle tecnologie di sviluppo oggi disponibili. A seconda dell’ambiente e dello specifico impiego, queste unità di codice vengono definite anche funzioni o API.
Sviluppando per microservizi si adotta la filosofia DevOps, che indica la fusione delle funzioni di sviluppo ed operazioni in un unico ciclo produttivo basato su continui rilasci di piccole modifiche che mantengono funzionante il sistema informativo e faciltano l’integrazione degli skills tra staff.
Si pensi alla sicurezza, oggi finalmente vista come pietra fondante, alla quale i developer del DevOps vengono via via formati grazie all’osmosi con il personale specializzato, in modo da raggiungere un approccio unico detto SecDevOps.
Il modello DevOps permette di identificare un elevato numero di componenti automatizzabili, avendo inoltre a disposizione degli sviluppatori l’identico ambiente che andrà nelle mani dell’utente finale.
Ma c’è di più. Nello sviluppare su microservizi, lo sviluppatore non si deve occupare del dimensionamento dell’infrastruttura, né iniziale, né se serve che scali verso l’alto o verso il basso, né se va replicata.
L’infrastruttura viene gestita virtualmente grazie ad approcci di containerizzazione dell’esecuzione, che può scalare verso l’alto grazie ad ulteriori forme di automazione come la coreografia o l’orchestrazione.
La ricerca di automazione è un processo continuo. L’azienda che adotta questo approccio libera energie vitali nell’area di sviluppo, migliorandone ed aggiornandone continuamente gli skill.
Come risultato finale, le migliori energie vanno nella parte veramente creativa dello sviluppo, che crea un forte vantaggio competitivo in un’epoca di digital business opportunities.