Quando si parla di Application Performance Monitoring (APM), messi a fuoco i principi di base, uno dei primi passi concreti va probabilmente in una direzione precisa. Al momento infatti, la soluzione Dynatrace APM si può considerare tra le più complete e le più apprezzate. Certificata anche da Gartner, con la collocazione ormai stabile da alcuni anni nel quadrante dei leader del settore. Secondo la ricerca Statista su dati Datanyze, con una quota di mercato del 19,25%, sette punti in più del più diretto inseguitore.
Questo ottimo risultato è dovuto al fatto che Dynatrace ha un approccio diverso e unico sul mercato. Automazione, Intelligenza Artificiale e soprattutto l’utilizzo di un unico agente in grado di lavorare su più livelli e su svariate piattaforme, rappresentano un cambio di passo rispetto alle soluzioni tradizionali, spesso complicate e più difficili da gestire.
Il nodo è la maggiore complessità indotta dalla trasformazione digitale. Se fino a qualche anno fa poteva essere ipotizzabile predisporre agenti dedicati per ogni misurazione, oggi il proliferare di piattaforme cloud ibride, microservizi e la necessità di accelerare i processi decisionali, rendono cruciale ogni secondo guadagnato nelle analisi e i relativi interventi.
Inoltre, non è più sufficiente offrire agli utenti procedure lineari e semplici da completare. È indispensabile guardare a ogni dettaglio. Le differenze tollerate nei tempi di risposta di un modulo sono ormai nell’ordine dei secondi, e poco importa se la causa sia un applicativo interno o un servizio di terzi. Il risultato sarà comunque il rischio di perdere opportunità.
Dynatrace APM: il monitoring che fa la differenza
L’obiettivo di Dynatrace APM è esattamente questo: partire da una visione globale, senza addentrarsi necessariamente nei dettagli, dalla quale ottenere risposte tempestive, in grado di indicare per tempo dove intervenire; se possibile, prima ancora del verificarsi di un problema, riconoscendone i sintomi.
Facoltà riconosciute anche da Ovum, il cui Market Radar, Cloud-native Application Performance Management report, riconosce alla soluzione la capacità di differenziarsi in quanto l’unica in grado di coprire tra l’80% e il 100% di tutte le funzionalità.
Per esempio, è relativamente facile prevedere il picco di richieste a un sito di e-commerce in giorni come il black friday e organizzarsi di conseguenza, anche con i servizi esterni, a partire dalla procedura di pagamento. Più difficile invece, aspettarsi quanto è successo a inizio pandemia, con una serie di richieste tanto improvvise quanto imprevedibili, con l’ulteriore difficoltà nel reperire le risorse necessarie a tenere la situazione sotto controllo.
È quindi utile capire come ottenere il meglio da Dynatrace APM, non limitarsi a integrarla e sfruttarla secondo una configurazione standard. Prima ancora di prevedere picchi di traffico, l’obiettivo è individuare il punto nel quale una risorsa IT rischia di arrestarsi in modo anomalo.
Alla ricerca dei punti deboli
Un primo passo sempre utile è eseguire uno stress test. Per evitare contraccolpi sui servizi, possibilmente in un ambiente simulato e distinto. Se però si vuole a tutti costi mettere alla prova i propri sistemi in scenari reali, allora si possono sfruttare i momenti in cui la domanda è minima e ridurre così ogni possibile impatto. Una volta determinato il punto di rottura, si può passare all’analisi automatizzata per individuare i componenti responsabili di un potenziale malfunzionamento e capirne anche la ragione.
Importante è il lavoro di gruppo, sia all’interno dei team di sviluppo sia coinvolgendo i responsabili della manutenzione e gli utenti stessi. Questo permette di arrivare più rapidamente a individuare le correzioni, applicarle e sottoporle a verifica. Altrimenti, il rischio è di intervenire a rimedio di un problema e al tempo stesso causarne degli altri.
Non bisogna tuttavia avere fretta di concludere il lavoro. Affrontare e risolvere un problema per volta, porterà a migliori risultati rispetto alla tentazione di gestire tutti insieme processi articolati, ricchi di interdipendenze. In pratica, sarà come staccare una parte da un grosso motore, per sottoporla a revisione e rimetterla al proprio posto solo dopo averle dedicato tutta l’attenzione necessaria a essere sicuri che funzioni.
Lo scopo di sfruttare una soluzione come Dynatrace APM, in definitiva, dovrebbe essere la possibilità di individuare e comprendere le cause di un rallentamento nei sistemi e nei servizi ed evitare il ripersi della situazione. Raggiungere questo obiettivo significa anche poter dedicare le risorse interne a mansioni più redditizie per l’azienda. Per questo, nel momento di adottare la soluzione, è importante anche mettere in preventivo la prospettiva di affidarsi a consulenti esperti. Una conoscenza approfondita della soluzione e dei possibili scenari, aiuta sicuramente a ottenere il meglio dal proprio investimento.