Le applicazioni, le filiere di sviluppo CI/CD e le infrastrutture IT, on premise, cloud e ibride di oggi sono sempre più articolate, tanto da richiedere una risposta forte ed efficace per affrontare questa elevata complessità. La risposta migliore, che rappresenta una soluzione quasi indispensabile, consiste nell’adottare una strategia di Application Performance Management. A prescindere dagli aspetti tecnici, come gli strumenti di sviluppo utilizzati, la capacità di integrarsi in un’infrastruttura IT esistente, l’impiego di risorse o prestazioni, il vero metro di giudizio quando si parla di un software oggi è il suo utilizzo. In termini pratici, questa utilizzazione proficua avviene quanto l’utente riesce a tradurre l’adozione del software in maggiore produttività. Potremmo definire più brevemente questo pregio come User Experience.
Un qualsiasi applicativo oggi deve fare i conti con diversi aspetti invece trascurabili in passato:
- Deve essere in grado di garantire l’operatività multipiattaforma;
- Deve lavorare con dati residenti sul cloud e, più in generale, distribuiti ben al di fuori del perimetro dei server aziendali;
- Deve essere aggiornato con regolarità interferendo il meno possibile con la normale attività.
Queste qualità le troviamo sicuramente presenti in una strategia di Application Performance Management.
Come l’Application Performance Management indaga sui software
Blocchi, ma anche solo ritardi, problemi di visualizzazione o compatibilità sono sempre meno accettabili: il primo passo per affrontare la questione parte proprio dall’Application Performance Management. Tenere sotto controllo le prestazioni dal punto di vista dell’utente permette, infatti, di raccogliere quei dati da trasformare in informazioni utili a intervenire dove necessario e, il più possibile, in modo preventivo. Giusto per fare un esempio, tra i parametri usati da Google per determinare il ranking di una pagina Web si trovano proprio il tempo di risposta del server e quello del caricamento.
È facile intuire come, dall’ambito dello smart working, il discorso si sposti facilmente anche al contesto aziendale. Un primo passo in questa direzione è l’Application Performance Monitoring (APM), vale a dire una semplice osservazione di quanto succede. Questa è una premessa utile per capire come e quando passare a una strategia più articolata di Application Performance Management.
Se il problema si manifesta davanti al terminale dell’utente, risalire all’origine è certamente complicato. Si tratta infatti di indagare su tutti gli elementi chiamati in causa, potenzialmente molto distribuiti e praticamente impossibili da individuare manualmente. Ci si può allora affidare a strumenti più completi e sofisticati, in grado di effettuare un’analisi a livello di codice. Ricostruendo e risalendo il percorso delle dipendenze tra applicazioni e dati in automatico, questi strumenti riescono a individuare punti deboli o colli di bottiglia.
Alla ricerca del punto debole
Per rallentare il completamento di un’operazione basta anche un semplice errore: un’immagine memorizzata su un server che carica più lentamente rispetto agli altri elementi contenuti in una pagina, un database con funzioni di ricerca non ottimizzate o semplicemente anche un server, fisico o virtuale, al limite della capacità. Una o più di queste cause possono dare, agli occhi dell’utente, l’impressione di prestazioni non all’altezza per un’intera applicazione.
Per ottimizzare i tempi di risposta dell’interfaccia finale servono quindi strumenti in grado di analizzare le modalità di interazione dei singoli elementi. Se sfruttati per alimentare un sistema di data analytics, si può addirittura ambire a interventi predittivi, anticipando eventuali problemi.
Le ripercussioni positive sulla User Experience sono importanti e immediate. Se prima l’utente finale era il punto di partenza per rilevare la qualità delle prestazioni, grazie a un’attenta soluzione di Application Performance Management, si può trasformare lo stesso utente in banco di prova del miglioramento della User Experience: se durante gli interventi di ottimizzazione o aggiornamento egli non noterà sostanziali differenze, allora la strategia avrà avuto successo. Sono facilmente prevedibili le ripercussioni positive sulla soddisfazione degli utenti e il conseguente aumento ed efficientamento della produttività.