L’automazione e la modernizzazione dell’infrastruttura IT sono la chiave di volta per implementare sistemi informativi funzionali.. Ma automatico non vuol dire semplice, anzi: come in un orologio, qualsiasi ingranaggio è frutto di competenze e valutazioni su materiali e processi.
Diamo un’occhiata ai tre principali elementi evolutivi dell’infrastruttura IT moderna: cloud, IaC e containers.
Cloud e multicloud
Il cloud è un approccio di gestione delle operazioni in modalità virtuale e self-service. Andando sul cloud, l’azienda si libera di una nutrita serie di problematiche infrastrutturali. Decidendo poi di operare direttamente sulla nuvola, quindi in modalità cloud native, i vantaggi aumentano e soprattutto la resilienza raggiunge il livello massimo.
Non bisogna sottovalutare l’importanza di ciò che resilienza, questo termine in nuovo italiano reimportato dall’inglese, sottintende per le aziende. Quando si parla di digital trasformation spesso la si presenta come un processo a flusso unico e con modifiche piccole o medie a direzione e velocità di aggiornamento. Ma non è così: la trasformazione digitale implica vere e proprie inversioni di paradigma, all’inglese disruption, che non sono né morbide né lineari e spesso impongono nuova fisica e nuove regole, appunto invertendo quello che si era fatto fino a quel momento.
Un esempio del passato è dato dai drive a stato solido in luogo dei classici hard disk. Una situazione oggi in via di sviluppo è l’introduzione nel processo produttivo di soluzioni AI/ML per l’ottimizzazione a tutti i livelli: chi avrà un’architettura IT non resiliente in questa direzione resterà certamente indietro.
Ma anche restando nel cloud in quanto tale c’è necessità di approcci resilienti come il multicloud. In una fase iniziale si è pensato che migrare su un qualsiasi cloud fosse già di per sé sinonimo di successo. Il tempo ha mostrato che così non è, e che un corretto approccio è di tipo evolutivo. Esistono svariati cloud provider di livello qualitativo medio comparabile, anche se non sempre, ma la cui reale erogazione del servizio può mostrare caratteristiche inadatte ad alcune attività, a volte temporaneamente, altre volte strutturalmente.
L’azienda deve impostare l’attività con una elevata resilienza su questo punto. In genere questo tipo di valutazione va fatta con l’aiuto di una società di consulenza esterna, perché le competenze in ballo sono notevoli. C’è necessità infatti di valutare il patrimonio informativo attuale e la sua evoluzione in termini di obiettivi, confrontarla con quel che si sa delle proposte di ciascun fornitore e valutare una strategia multicloud nella quale si sa cosa resterà su uno specifico cloud (eventualmente privato), cosa potrebbero richiedere una o più migrazioni tra provider e cosa impone meno vincoli e non sarà quindi un problema nel periodo considerato.
Questo tipo di valutazione di resilienza deve essere completato almeno nell’ossatura principale dell’infrastruttura IT, altrimenti il rischio di trovare il core business su cloud non performanti tecnicamente o economicamente (tariffazioni mal valutate) potrebbe materializzarsi.
IaC, resilienza nell’infrastruttura
Un sistema usato per rendere resiliente l’infrastruttura IT è la sua definizione attraverso specifici linguaggi. In questo caso si parla di IaC, infrastructure as code. Provisioning e gestione di data center vengono affidati a file di definizione leggibili in automatico e quindi immediatamente replicabili e semplicemente modificabili in blocco.
L’IaC opera sia su bare metal, sia su virtualizzazioni di qualsiasi tipo che sul cloud, e comprende anche le relative configurazioni. Un corretto approccio di resilienza collegato all’IaC è la valutazione in base a linguaggi di tipo imperativo contro quelli di tipo dichiarativo, anche se nella maggior parte dei casi entrambi gli approcci portano alla gran parte dei risultati necessari.
È forse inutile dire che IaC non è IaaS, infrastructure as a service, che è un più ampio paradigma del cloud.
Container e orchestratori
I container sono sistemi completi, portabili e coerenti in tutti gli ambienti, immediatamente replicabili e semplicemente scalabili nell’ottica di una futura application modernization.
Affidarsi a una struttura a containers rende immediatamente resiliente l’intero patrimonio software che su di loro insiste.
Parlando in particolare di scalabilità, se una certa parte dell’attività dovesse crescere oltre il previsto, se correttamente scelti i container prevedono un superiore livello di automazione nella famiglia degli orchestratori, sistemi di gestione di migliaia di container con elevatissima automazione. Per fare un esempio, se un’azienda ha sviluppato un software di cassa automatica per una piccola catena di supermercati e l’idea piace a catene mondiali con migliaia di punti vendita, una struttura a container scelta con l’occhio all’orchestrazione è completamente resiliente al salto di qualità.